venerdì 23 febbraio 2007

La Punta di Scais (m 3039)

Le “Orobie dimenticate”. Ecco l'appellativo che a metà anni '80 Gogna e Miotti (1) scelsero per il gruppo Scais - Redorta.
Cosa strana, visto che un tempo la regione era la meta prediletta dell' “alpinismo dei pionieri”, quell'alpinismo che vedeva nelle inesplorate vette valtellinesi un obbiettivo di indiscusso prestigio. Persino il Principe Scipione Borghese, vincitore con la Itala del raid Parigi-Pechino, volle raggiungere la Punta di Scais e il Redorta. Lo fece il 24 settembre 1896, accompagnato dalla fortissima guida di Agneda Giovanni Andrea Bonomi.
A inizio '900 Bruno Galli Valerio riferiva, inoltre, della copiosità di mucche e capre nei pascoli di Caronno, quelle stesse pasture su cui si ambientavano le favole di diavoli e orsi che lo stesso Galli Valerio ascoltava la sera dinnanzi ai focolari di Scais e Agneda. In Cols et sommets furono trascritte e salvate alcune di queste gemme della nostra tradizione orale che altrimenti si sarebbero irrimediabilmente perse.

Ancora negli anni sessanta “Guide ai Monti d'Italia”esaltava la Punta di Scais come “Seconda celebratissima vetta delle Alpi Orobie”. Seconda forse solo per elevazione, quanto ad asprità, invece, le spetta fuor dubbio la prima posizione. In vetta offre un paesaggio quasi surreale, su orridi di roccia e di ghiaccio, creste variopinte e frastagliate, canali profondissimi e spigoli affilatissimi.


La Punta di Scais e i canali di salita per il versante SO visti dai pressi della Schiena del mulo. La prima ascensione alla Punta di Scais fu portata a termine dalla guida Antonio Baroni e tre suoi clienti il 3 luglio 1881. Il 12 luglio 1894 ci fu la storica ascesa di Giovanni Bonomi con Bruno Galli-Valerio lungo il canale da allora denominato canale Bonomi.

Ma negli ultimi trent'anni lo scenario è cambiato radicalmente. Gli scalatori e i pastori si sono dileguati come le nevi perenni, Scais è sott'acqua, Agneda spopolata per la maggior parte dell'anno e addobbata con orrende antenne paraboliche.
“Chi decide di abbandonare l'asse viario principale poco dopo Sondrio per imboccare le strade e i sentieri del versante orobico, scrive Claudio Lugaresi, scoprirà veramente un altro “pianeta” che difficilmente dimenticherà. La viabilità stradale con percorsi stretti e spesso sterrati, allontana i turisti frettolosi ed impazienti di raggiungere zone più note ed accessibili; le strade che conducono alle testate delle valli si fermano poco sopra i 1000 metri, a volte anche prima. La ripidità dei versanti e l'esposizione dei settori a settentrione ha impedito un forte sviluppo antropico; le uniche massicce opere umane sono le dighe e le prese d'acqua della Falck, che alcune decine di anni fa iniziò lo sfruttamento idroelettrico della zona utilizzando, per la costruzione delle sue opere, un ingegnoso sistema di trenini e gallerie tuttora funzionante. Ciò ha risparmiato la zona dagli scempi altrove provocati dall'apertura di rotabili in quota, di cui la strada ormai impraticabile che raggiungeva la miniera d'uranio della Val Vedello costituisce un chiaro esempio.”
Gli uomini, del resto, hanno perso il loro spirito d'avventura e di sacrificio, preferendo adattare la natura alle proprie esigenze piuttosto che adattare i propri comportamenti alla natura. Quassù nelle valli di Piateda, e specialmente sulle pendici della Punta di Scais, sopravvive una montagna d'altri tempi, povera di servizi ed infrastrutture, unica ed eccezionale per gli amanti del genere, oasi lontana dal turismo e dallo stile di vita moderni che hanno contaminato la Valtellina.

Scheda dell'itinerario

Nessun commento: